Durante lo Shabbat, durante il mese o giù di lì intorno a Purim e Pasqua, recitiamo quattro letture speciali maftir, chiamate Arba Parshiot (quattro porzioni della Torah). I quattro sabati prendono il nome dalle loro letture: Shabbat Shekalim, Shabbat Zakhor, Shabbat Parah e Shabbat Hachodesh.
Shabbat Shekalim ha luogo lo Shabbat prima di Rosh Chodesh Adar o su Rosh Chodesh Adar stesso se capita di cadere di sabato. Su Shabbat Shekalim leggiamo un maftir tratto da Parashat Ki Tissa (Shemot 30:11-16).
Il maftir descrive un censimento degli Israeliti durante il periodo in cui vagavano nel deserto. Invece di contare direttamente le persone, a ciascun uomo di età superiore ai 20 anni fu comandato di contribuire con mezzo siclo alla costruzione e alla manutenzione del mishkan, il santuario portatile, che fu usato finché il Tempio non trovò la sua residenza permanente a Gerusalemme. Quando tutti i soldi erano stati raccolti, si poteva calcolare quante persone stavano vagando insieme nel deserto.
Più tardi, la raccolta del mezzo siclo fu fatta annualmente in tempo per il primo giorno del mese di Nisan; leggiamo questo maftir un mese prima come promemoria.
Nella haftarah, leggiamo di re Ioas di Giuda (ix secolo AC), che assunse il trono quando aveva solo sette anni dopo che sua nonna, la regina malvagia Atalia, aveva ucciso la sua famiglia. Atalia stessa fu poi assassinata nella successiva rivoluzione, ma Ioas fu nascosto nel Tempio dalla moglie del Sommo Sacerdote Ioiada.
L’usanza sefardita è quella di iniziare la lettura alla fine del capitolo 11, in cui Jehoiada e il popolo di Giuda vanno al tempio del dio straniero Baal e distruggere gli idoli lì. Poi salvarono Ioas dal suo nascondiglio, ed egli ascese al trono.
Sefarditi e Aschenaziti si leggono dal capitolo 12, in cui il re Ioas ordina che tutto il denaro portato al Tempio sia messo da parte per riparare la struttura, che aveva subito gravi danni.
Dopo 23 anni, il re Ioas si accorge che non sono state fatte riparazioni al Tempio nonostante il suo precedente decreto. Chiama Ioiada, che ha preso una scatola, ha fatto un buco nella parte superiore e l’ha messa proprio accanto all’altare del Tempio.
Da quel momento in poi i sacerdoti lasciarono cadere nella scatola qualsiasi denaro che veniva portato al Tempio. Quando la scatola cominciò a riempirsi, Ieoiada e uno scriba reale contarono il denaro e lo consegnarono agli uomini che stavano lavorando per restaurare il Tempio. Il denaro è stato utilizzato per pagare per i falegnami, operai, muratori, e scalpellini, così come per forniture come legno e pietra estratta.
Proprio come Dio comandò al popolo di contribuire con denaro per il mantenimento del mishkan, Ioas e Ioiada istituzionalizzarono un sistema per assicurarsi che ci fossero fondi sufficienti per mantenere il Tempio pulito e bello.